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XXXII Domenica T. O. (anno A)

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Alimentiamo l’attesa del Signore con l’olio della Parola

 

Ai tempi di Gesù la sposa aspettava nella casa dei genitori l’arrivo dello sposo. Dopo il tramonto del sole, lo sposo arrivava con un corteo nuziale per portarla nella sua casa. Alcune damigelle seguivano la sposa. Diverse ragioni potevano causare il ritardo dello sposo come, per esempio, lunghi discorsi con i genitori della sposa sui doni e sulla dote. Il tirare in lungo le trattative era di buon auspicio. Ma non è lo stesso per le spose di cui si parla nel Vangelo di oggi. Qui si tratta infatti del ritorno di Cristo e tutto è riassunto nelle ultime parole: “Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”, cioè: “Siate pronte per l’arrivo di Cristo”. Così la parabola delle vergini poteva cominciare con questa frase: “Per il regno dei cieli accadrà come per le dieci vergini che uscirono, con le loro lampade, incontro allo sposo”. Agli occhi di Gesù, è saggio chi veglia, cioè chi pensa sempre, nel suo animo, al giorno del ritorno del Signore e all’ora della propria morte, chi vive ogni giorno nell’amicizia di Dio, nella grazia santificante, e chi si rialza subito se, per debolezza, cade. Allora “Vegliate”, perché nessuno, all’infuori di Dio, conosce il giorno e l’ora.

 

La Parola della Domenica

Scarica il foglietto settimanale: XXXII Domenica del Tempo Ordinario

 

AVVISI 8 NOVEMBRE 2020

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Alimentiamo l’attesa del Signore con l’olio della Parola

 

Fronteggiamo l’emergenza epidemiologica. Riportiamo le parole del Papa nell’udienza Generale del 4 novembre 2020:

 

“Dobbiamo essere molto attenti alle prescrizioni delle Autorità, sia le Autorità politiche che le autorità Sanitarie, per difendersi da questa pandemia. Offriamo al Signore questa distanza tra noi, per il bene di tutti e pensiamo, pensiamo tanto agli ammalati, a coloro che entrano negli ospedali come scarti, pensiamo ai medici, agli infermieri, le infermiere, ai volontari, a tanta gente che lavora con gli ammalati”.

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